UN PROGETTO DI RECUPERO DEL CASTELLO DI CARBOGNANO
04/02/2023
Con il libro “Il castello di Carbognano, residenza di Giulia Farnese. Le trasformazioni tra il XV e il XVII secolo. Storia, architettura e decorazioni pittoriche” di Simonetta Valtieri e Daniela Gallavotti Cavallero, frutto di un lavoro di ricerca durato tre anni e portato avanti dall’Associazione culturale RinascimentiAmo: un Futuro per il Passato (edito dalla GBE EditoriA con il contributo della Fondazione Carivit), si è colmato un vuoto. Parola del sindaco Agostino Gasbarri. “Nessuno aveva scritto sul Castello finora. Il crollo di due anni fa ci aveva costretto a cambiare i programmi, ma non ci aveva demoralizzati. Ora non è più agibile, ma oggi l’obiettivo è metterlo in sicurezza e renderlo fruibile in vista del 2024 per i 500 anni della morte di Giulia Farnese”.
E in questo il ruolo e il sostegno della Soprintendenza sono fondamentali. Da sempre al fianco dell’amministrazione in progetti di recupero e restauro di fontane ed affreschi, per una collaborazione che si protrae da tempo.
Un primo passo è già stato fatto, per il recupero del castello, con la stipula di una convenzione di 15 anni+15 con i proprietari, che ne hanno concesso il comodato d’uso al Comune.
Un aspetto imprescindibile per mettere in moto l’intervento sul castello a cura della Soprintendenza, RUP il soprintendente arch. Margherita Eichberg; come lei stessa ha spiegato.
Dunque l’incontro di presentazione del volume è servito proprio a stilare le azioni da intraprendere in proposito.
E premessa per il volume illustrato è stato quello della prof.ssa Simonetta Valtieri (scritto insieme a Enzo Bentivoglio): “I Farnese a Viterbo” (GB EditoriA 2022). Qui si mettono in evidenza le analogie del Castello di Carbognano con Palazzo Farnese a Viterbo (acquistato nel 1431 da Ranuccio Farnese il Vecchio) e futura sede della Soprintendenza (e dell’Archivio di Stato di Viterbo), nell’ambito del contesto più vasto della realizzazione del cosiddetto Borgo della Cultura.
Simonetta Valtieri si laurea in Architettura a Roma nel 1971, con relatore Bruno Zevi; direttrice del Dipartimento a carattere interdisciplinare, il PAU (Patrimonio Architettonico e Urbanistico) della Facoltà di Architettura di Reggio Calabria (dove l’arch. Eichberg l’ha conosciuta); docente dal 1987 all’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria come Ordinario in Storia dell’Architettura e nel 1999 con la cattedra di Restauro architettonico, i suoi contributi monografici sono preziosi per il lavoro della Soprintendenza.
Come quello sul progetto di restauro del castello, per cui sono stati richiesti dei finanziamenti e che si spera possa essere sostenuto interamente dal MIC, oltre che con un contributo del Comune. Un primo finanziamento è quello nell’ambito del programma ordinario pluriennale; l’altro è con un finanziamento speciale all’interno del piano fondi di Roma Caput Mundi. Quest’ultimo non solo intende renderlo accessibile, ma vuole metterlo in rete con altri beni culturali, edifici ed opere d’arte, legati alla figura di Giulia Farnese. Per una vera e propria rete dei Beni culturali: si tratta dei “Percorsi farnesiani tra cultura e tradizione per la valorizzazione dei borghi Cimini” che concernono sia Carbognano che Vallerano.
Il progetto della Soprintendenza prevede lavori alla struttura e alle decorazioni dei soffitti dei saloni, danneggiati dal crollo dell’agosto del 2021, con la messa in sicurezza e in stabilità che ne favorisca e permetta la fruibilità e con il restauro e ripristino degli affreschi e delle pitture, per una sua maggiore valorizzazione.
Già un primo sopralluogo dell’ingegnere che effettuerà i lavori ha mostrato innanzitutto che si tratta di una struttura ancora del ’500 (a breve presenterà la relazione con i dettagli dell’intervento previsti), dunque di un manufatto poco vissuto.
Simonetta Valtieri ha illustrato le stratificazioni delle due fasi costruttive precedenti alle trasformazioni operate per la residenza di Giulia (una medievale e l’altra quattrocentesca) subìte dal castello, oltre alle migliorie apportate nel ‘600 da Egidio Colonna, terzo principe di Carbognano.
Nell’estate del 2021 si è verificato il crollo di una parte delle volte dei saloni del piano nobile e del piano terreno, a causa del cedimento di una trave nella zona del tetto sopraelevata nella I metà del ‘900 e delle violente piogge dei giorni successivi.
Una parte delle loro decorazioni sono andate perdute, ma i lavori si prefiggono di raccoglierne i frammenti e di rimontarli.
Nella decorazione delle volte e delle lunette sulle pareti, particolarmente rilevanti – come spiega nel libro Daniela Gallavotti Cavallero, già professore di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi della Tuscia –, sono gli stemmi (ricondotti nel testo al primo decennio del ‘500, con un’importante riconsiderazione in merito alle maestranze artistiche, forse spagnole, attive nell’appartamento di Giulia) e gli altri emblemi, quali gli unicorni (simbolo dei Farnese e associati soprattutto alla figura femminile di Giulia), l’aquila bianca dei Caetani (blasone dei genitori di Giulia), il leone rampante degli Aldobrandeschi (di cui gli Orsini di Pitigliano avevano acquistato le proprietà), lo scudo con i gigli farnesiani sormontato dal galero rosso a sei nappe e dalla crocetta vescovile (che simboleggia la porpora ottenuta da Alessandro nel 1493).
Ma anche due iscrizioni nel salone e nella camera di Giulia.
“IN VE CHITO” da leggere come “IN VIRTUTE CITO” o come “IN VERITATE CITO”, con preferenza per la prima versione in quanto riprenderebbe il motto farnesiano “Virtus securitatem parit” (“La virtù genera sicurezza”). Qui si ricollegherebbe al tema della purificazione con gli unicorni simbolo di castità affiancati al fuoco, emblema del passato burrascoso della governatrice.
Una rinnovata purezza con un percorso di redenzione sancita da un’altra iscrizione “CITO P(er)FICIET”, da tradurre con “presto compirà”, col verbo usato in funzione transitiva e non riflessiva, con soggetto da riferirsi al giglio, allusione a Giulia. Dunque purificazione che presto porterà a termine.
Ma ciò potrebbe far parte di un discorso più ampio, di una frase che si snoda nelle parole entro le otto targhe sorrette da altrettante cordicelle: “EST AUR (um) IGNE PRO BATUR Homo OPERIBUS REDEB(it) UNIQUIQ(ue) q(uod) SUUM” che significa “l’oro è saggiato dal fuoco; l’uomo dalle opere: ritornerà a ciascuno quello che è suo”.
Il motto contiene due frasi già precostituite: “Arum igne probatur”, di origine biblica, e “Reddere unicuique suum”, fondamento del diritto romano.
Come a dire che, dopo i buoni propositi, la castellana diventerà giusta e generosa, degna del suo casato e del suo prestigio, proprio grazie alle prove che dovrà superare nello svolgimento della sua carica amministrativa e nell’espletamento delle sue funzioni.
Un castello ricco di aneddoti, quello di Carbognano, tutti da (ri)scoprire.