Nepi nella storia e nell’arte. Tradizione e nuove ricerche - Gli atti del convegno del 2021
15/04/2023
“La diffusione capillare del patrimonio sul nostro territorio e la cultura italiana della tutela non sono due storie parallele che si sono intrecciate per caso”, asseriva Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte italiano. Perciò: tutti siamo “depositari di un patrimonio”.
Per lui anzi, al contrario, erano due ‘facce della stessa medaglia’.
“Se il nostro patrimonio – proseguiva - è tanto abbondante e diffuso, è perché abbiamo fino a ieri saputo conservarlo poiché lì vi abbiamo riconosciuto il nostro orizzonte di civiltà, la nostra anima”. In breve, la nostra identità culturale.
Ed è con queste sue parole che si possono riassumere il sunto e lo scopo degli atti del convegno di Nepi del 29 e 30 ottobre 2021, pubblicati a cura di Francesca Ceci e Stefano Francocci, e presentati lo scorso 15 aprile, nella Sala Nobile del palazzo comunale di Nepi. A moderare Elisabetta De Minicis (Unitus).
“Nepi nella storia e nell’arte. Tradizione e nuove ricerche”, è il titolo dato sia al volume che all’evento, per indicare che tradizione e innovazione, dati convalidati e nuovi assunti non sono mai due aspetti scissi l’uno dall’altro, ma contribuiscono a costruire quel panorama di certezze che ci restituiscono una conoscenza ampia del territorio. Per esempio, nel caso specifico di Nepi, voler indagare il suo sviluppo, la sua crescita, la sua evoluzione, vuol dire prendere in considerazione tutte le sue stratificazioni, i riusi e le frequentazioni, che lo hanno messo in relazione col contesto circostante, con cui si è interconnesso in maniera forte. Ed è dalle sue pertinenze ed evidenze che si possono cogliere i mutamenti subiti nelle varie fasi storiche. I cambiamenti delle diverse epoche non passano, però, soltanto attraverso rinvenimenti archeologici, ma anche tramite opere d’arte e strutture architettoniche e i relativi resti. Per transitare, infine, attraverso altri tipi di documenti, quali reperti cartacei come inventari di armi ed armature e scambi epistolari. La storia che ci racconta tale documentazione ci parla di usi, costumi, tradizioni della società e della sua economia, con i suoi interscambi culturali. Spesso ne emergono dettagli inediti preziosi. Perciò l’azione di tutela e di salvaguardia è importante, così come quella non solo di recupero, ma anche di restauro di beni, poiché essi ci possono raccontare l’essenza connotante del sito.
Spesso, come spiega il dott. Daniele F. Maras, archeologo funzionario della soprintendenza competente di zona, durante interventi di archeologia preventiva emergono ritrovamenti che molte informazioni forniscono: resti di basolato di strade antiche, permettono di tratteggiare i tracciati della viabilità, dei tragitti percorsi e più frequentati, delle vie di comunicazioni più usate, dove sono passate intere generazioni di comunità culturali, contaminandosi a vicenda, coi loro traffici commerciali e umani. Per influenze che riguardano anche la moda e l’abbigliamento del tempo, e che sono anche straniere, provenienti da fuori tramite l’egemonia rappresentata dalle potenti famiglie dominanti all’epoca.
La maggior parte delle volte i reperti emergono in punti strategici alla confluenza delle principali vie di comunicazione, come i crocevia della via Cassia e Amerina, che collegavano Nepi ad altri paesi come Sutri ad esempio. In ciò volano sono anche gli artisti con le loro opere d’arte e la loro produzione che tocca vari comuni del circondario.
Fra i resti ovviamente vi sono anche le strutture murarie. E, a tale proposito, il prof. arch. Renzo Chiovelli ne spiega la lettura. Di frequente non solo ne sono ben visibili le stratigrafie, ma convalidano il ruolo ad esempio di Nepi come avamposto bellico. A tal riguardo l’oplologia e gli inventari di armi e armature danno un ulteriore contributo, come spiega il dott. Paolo Pinti.
Dunque le vie di comunicazione, come l’arte e gli artisti, come la moda e l’architettura, come i committenti e i casati dominanti, fanno circolare e veicolano tutto un vasto bagaglio culturale, che va man mano ampliandosi e integrandosi con le peculiarità locali, connotando Nepi e dintorni, dove sono individuabili le influenze (politiche, sociali, culturali e artistiche) poliedriche subite, indotte, ma anche elargite. Riscontrabili cogliendo i segni lasciati, appunto, dall’archeologia, dall’arte, dall’architettura, dai documenti e da beni demo-etnoantropologici come inventari, epistole ecc. Monumenti e non solo insomma, per ricostruire la storia endogena di Nepi e della gente del posto.